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Riferito al Progetto

Nella cultura pakistana sovente gli uomini provvedono al sostentamento della famiglia ed è molto frequente che i mariti o i figli maschi lascino il paese per cercare fortuna all’estero. Il progetto migratorio tuttavia non sempre procede come programmato.

Negli ultimi tre mesi abbiamo salutato Ameen, Laiq, Ahsan e Yasir, ragazzi pakistani tra i 20 e 35 anni che hanno lasciato le proprie famiglie in Pakistan per cercare fortuna in Italia e contribuire al mantenimento dei loro cari. Ma dopo il rifiuto della richiesta di protezione internazionale hanno cominciato a considerare l’ipotesi del ritorno, grazie al progetto di Ritorno Volontario Assistito.

La condizione di irregolari, la lontananza dalla famiglia, la generale condizione di fragilità psicofisica, a cui si aggiungono spesso anche problemi di salute più gravi, sono tutti fattori che li hanno spinti a cercare la strada del ritorno a casa e di aderire al progetto del GUS.

Così, grazie a “Back to the Future”, Ameen, vent’anni, torna dalla mamma e dai due fratellini. L’esperienza lavorativa come cameriere durante il periodo in Italia gli ha aperto la prospettiva di continuare a lavorare nel settore, quindi potrà iscriversi a un corso di formazione in un istituto alberghiero, con l’obiettivo di trovare occupazione in un hotel a Stalkot, la sua città.

Iqbal è laureato e insegnava in una scuola superiore prima di venire in Italia. Non appena tornato in patria riabbraccerà la moglie e i suoi tre figli di 11, 13 e 15 anni e inizierà un servizio di Scuolabus acquistando un piccolo van.

Alahi è tornato dall’anziano padre, da sua moglie e dai suoi due bambini di 8 e 6 anni. Sta costruendo, anche grazie al sussidio di reintegrazione previsto dal Progetto, una piccola fattoria. Alahi ha maturato questa esperienza nel settore e con le mucche che ha acquistato potrà condurre una fattoria nel suo Paese.

La paura del rifiuto della richiesta di asilo ha spinto Khan a tornare a casa. Qui spera di avere le opportunità che non ha trovato in Italia. Laureato in educazione fisica, prima di lasciare il paese lavorava come tassista, ma non possedeva una sua auto. Ora, grazie a “Back to the Future” comprerà una macchina con la quale svolgerà l’attività di tassista e potrà vivere finalmente vicino alla sua famiglia.

Ognuno di questi ragazzi può contare, inoltre, per un periodo di sei mesi sul sostegno della partner locale Aleeza Akbar, che rende possibile la riuscita dei loro piani di reintegrazione. Aleeza dedica particolare attenzione al monitoraggio “in loco” di ogni singolo progetto, che spesso si svolge in villaggi particolarmente chiusi e remoti.

Sono alcune delle storie che abbiamo conosciuto in questi mesi. Il Ritorno volontario offre ai migranti una seconda opportunità, un modo nuovo di vivere e considerare l’esperienza migratoria. Arrivare in Italia, fare esperienza, ritornare e, con resilienza, metterla a frutto nel proprio paese di origine.

Aiutaci a diffondere il progetto “Back to the Future” per dare una seconda possibilità, o una nuova prospettiva ai migranti che desiderano ritornare nel proprio Paese di origine.

Il Ritorno di Yasir
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