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Quella notte era forse l’unico in piedi, sveglio e al lavoro in paese. Alle tre e mezza ad Arquata si dorme anche se è fine agosto. Tutti tranne lui, Stefano Cappelli, fornaio, che a quell’ora di solito è nel pieno della sua giornata lavorativa nel suo laboratorio.
Ore 3.36: il boato e poi il vuoto sotto i piedi. Non ci ha capito molto Stefano. Quello che vedeva e sentiva gli sembrava assurdo. Il pavimento ha cominciato a ballare, il muro che aveva di fronte si è aperto in due. I pesanti sacchi di farina, che costava una faticaccia muoverli anche di pochi passi, sbattevano sul muro e tornavano indietro, come un frenetico ping pong di palline che pesavano quintali. Tutto il laboratorio capovolto in pochi, interminabili, infiniti secondi.
Imagen eliminada.Ha fatto giusto in tempo ad uscire e correre verso casa, lì a pochi passi, per mettere in salvo la mamma e il fratello.
Loro stavano bene, il paese un po’ meno. “Fuori dal laboratorio”, racconta oggi, “Arquata era avvolta da una nube che credevo fosse nebbia e invece era polvere”. Di colpo è saltata anche l’illuminazione pubblica, e nel buio pesto si sentivano solo le grida. E allora per due giorni consecutivi, senza fermarsi mai, ha scavato e scavato, e poi ancora a scavare per cercare di salvare il salvabile di quello che era il suo paese, la sua vita intera passata qui. Qualcuno l’ha trovato vivo, pe qualcun altro non c’è stato molto da fare.
Poi si è fermato e si è reso conto di tutto. Anche di aver perso sotto le macerie una delle cose più preziose che aveva, un regalo che gli aveva fatto il vecchio fornaio del paese: la “pasta madre” di circa 80 anni, che oltre ad essere molto preziosa e costosa, era anche una specie di collante tra generazioni, un “essere vivente” cresciuto lì nel suo laboratorio, con cura e pazienza infinita.
Ma in questi momenti Stefano si è accorto anche di tutto quello che può ancora fare per il suo paese. Con un’energia inaspettata, che solo in certi frangenti ti accorgi di avere, e ti dà una forza immensa. Ora vuole solo ricominciare, e con l’aiuto di una fondazione vorrebbe riaprire una nuova panetteria, lì vicino, a Pescara del Tronto, dove ha un pezzo di terra.
Ricomincerà da lì il fornaio Stefano, che è anche coordinatore della Protezione civile di Arquata, magari proprio dalla pasta madre che un giorno lascerà a chi verrà dopo di lui, proseguendo quel racconto di cui quella notte terribile di fine agosto è solo un brutto ricordo.

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