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“Forte”, “Bello”, “Intelligente”, “Determinato”, “Talentuoso”, “Coraggioso”, “Ricco”, “Muscoloso”, “Alto”, “Simpatico”, “Arrogante”, “Leader”...
“Bella”, “Simpatica”, “Gentile”, “Elegante”, “Solare”, “Intelligente”, “Ricca”, “Dolce”, “Coraggiosa”, “Formosa”, “Famosa”...
Tentando di illustrare l’educazione binaria, analizzando l’esercizio di apertura del laboratorio sulla Discriminazione di Genere del Progetto GEA, abbiamo condiviso con gli studenti delle classi terze e quarte dell’Istituto Tecnico “Grazia Deledda” di Lecce questa osservazione: “Avevate a disposizione un’infinità di colori nel cesto e vi siete limitati a sceglierne poco più di 2 o 3 per genere, in particolare il rosa e il blu”.
Questa è la gabbia dell’educazione binaria, una gabbia per tutti, che parte dal colore degli addobbi scelti per comunicare il sesso del nascituro e si costruisce culturalmente nel tempo come un condizionamento non solo rispetto ai colori, ma anche agli abiti, ai giochi, alle storie e ad i loro personaggi, ai comportamenti, agli studi, gli sport, la carriera, alla vita tutta e ai sogni possibili.
Come nell’opera video Pink or Blue (https://www.youtube.com/watch?v=zX52ni4FtcI), in cui questa dicotomia di stereotipi viene raccontata perfettamente tramite poesia ed immagini (il video nasce da un progetto di collaborazione tra la poetessa Hollie McNish e il regista Jake Dypka che ha aperto la vetrina Saatchi a Cannes nel 2017 e che ha usato la tecnologia 3D per consentire allo spettatore di passare da una parte all’altra dello schermo a seconda degli occhiali che indossava, reso poi disponibile su youtube con uno split screen).
“Bella” è stato il primo aggettivo e decisamente quello più usato dagli studenti per descrivere il proprio modello di donna, così come “Forte” lo è stato per l’uomo. Questi aggettivi ci parlano di una prigione senza porte, le cui sbarre ci logorano dall’interno. Uno sguardo inflessibile verso sé stessi come verso gli altri.
La domanda che ci siamo posti in conclusione è stata questa: “Quanto del tempo che impieghiamo per corrispondere ai dogmi irraggiungibili di bellezza e forza, quante delle energie che sprechiamo per aderire a questi ruoli ideali, spesso tradendo noi stessi, potremmo invece impiegare in ciò che ci appassiona, che ci rende vivi e felici?”
Il Progetto GEA Global, Green, Generative and Equal Educational Activities coordinato dal GUS è cofinanziato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.