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L’immigrazione è da molti anni uno dei temi più presenti nel dibattito pubblico e caratterizza fortemente le dinamiche politiche a livello nazionale, comunitario e globale.
Allo stesso tempo, è un fenomeno che troppo spesso viene rappresentato in modo distorto, secondo le regole di una rappresentazione mediatica e politica superficiale ed allarmistica, quando non apertamente razzista, che raramente discute i termini reali del fenomeno migratorio, sfruttando invece l’enorme potenziale di presa sull’opinione pubblica.
La forte politicità del tema ha prodotto una legislazione instabile, continuamente soggetta a revisioni che vanno sempre più verso la compressione e la lesione dei diritti delle persone straniere, senza alcuna attenzione alle esperienze e alle difficoltà dei territori. Negli ultimi vent’anni, le soluzioni politiche individuate non hanno risolto nessuna delle criticità legate al fenomeno migratorio, né sono state valorizzate le esperienze positive di integrazione e costruzione di coesione sociale, mancando sia una strategia che una programmazione degli interventi normativi. Tutte le sedi di consultazione sociale previste dalle leggi sono state sistematicamente evitate e l’intera gestione del fenomeno è stata consegnata di fatto nelle mani esclusive del Ministero dell’Interno e dei suoi uffici periferici.
Chi ha speculato sulle persone di origine straniera, indicandole come capro espiatorio di ogni problema della società, è riuscito a imporre la propria visione, culturale prima ancora che politica. Questo è avvenuto non perché la maggioranza delle persone sia realmente convinta da quella visione, ma perché in questi anni gli imprenditori politici del razzismo non hanno di fatto avuto avversari; per riaffermare i principi della Costituzione e del diritto internazionale e per essere all’altezza delle sfide ma anche delle grandissime opportunità che i flussi migratori portano con sé, è necessario costruire un soggetto unitario e radicato sui territori che investa sul terreno politico e culturale dei diritti, dell’inclusione sociale e dell’accoglienza come dovere etico e come motore di sviluppo sociale, culturale ed economico del Paese.
Per queste ragioni noi sindaci di città piccole e grandi, che da anni affrontiamo i problemi concreti delle comunità locali e delle persone, spesso controcorrente, pensiamo sia necessario e urgente costruire un’alleanza di città e territori che metta l’immigrazione al centro delle politiche di welfare.
Rispondendo all’appello delle organizzazioni aderenti al Tavolo Asilo e Immigrazione, la coalizione più ampia della società civile impegnata nella tutela dei diritti di rifugiati e migranti, enunciamo nelle nostre città e in tutto il Paese i seguenti principi che ci impegniamo a promuovere e diffondere.
1.
Ci impegniamo a promuovere l’uguaglianza sostanziale sul territorio di nostra competenza tra le persone di origine straniera e quelle italiane, contrastando ogni forma di discriminazione e rimuovendo gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di questo obiettivo. In particolare, ci impegniamo a costruire forme di collaborazione con le organizzazioni della società civile, laiche e religiose, presenti nei territori e a favorire il protagonismo di rifugiati e migranti promuovendo ogni forma utile di loro partecipazione pubblica.
2.
Ci impegniamo a promuovere a livello nazionale ed Europeo, una legislazione giusta ed efficace in materia di diritto d’asilo, in coerenza con l’art. 10 della nostra Costituzione, con la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, dando concretezza ai valori di solidarietà, libertà e giustizia affermati nel Trattato dell’Unione Europea e nella Carta dei Diritti dell’Unione Europea. In particolare, intendiamo contrastare le politiche di esternalizzazione del diritto d’asilo, di confinamento dei rifugiati in paesi terzi e la criminalizzazione delle ONG che fanno soccorso. Chiediamo al Governo italiano e alle istituzioni europee di adoperarsi affinché venga sempre garantito il diritto di chiedere asilo alle frontiere esterne ed interne dell’Unione, cessino i respingimenti illegali e ogni forma di violenza e venga istituita una missione europea di salvataggio nel Mediterraneo.
3.
Ci impegniamo ad agire, ognuno per la propria parte, per superare la frammentazione e l’approccio emergenziale attuale, chiudere i CAS e analoghe strutture ghettizzanti che producono disagio sociale, definendo una riforma normativa dell’attuale sistema SAI che abbia l’obiettivo di creare un effettivo sistema unico nazionale di accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione gestito dagli Enti Locali quale parte integrante del sistema dei servizi alla persona erogati nel territorio, in stretta collaborazione con le associazioni di tutela. Fin da ora occorre prevedere una programmazione ordinaria degli interventi di accoglienza fondata su un’analisi puntuale dei bisogni di accoglienza a livello territoriale, a partire dall’applicazione dell’art. 16 del d.lgs. 142/2015. A garanzia e tutela del sistema, ci impegniamo a promuovere la costituzione di un ente nazionale per il diritto di asilo, la cui terzietà ed indipendenza è da considerarsi fattore centrale nella governance del sistema, e la creazione di un registro nazionale degli enti di tutela che partecipano al sistema.
4.
Riteniamo che vada superata la logica dello scambio utilitaristico nella gestione dei servizi di accoglienza, sostituendola con una progettazione condivisa tra Enti Locali ed Enti del Terzo Settore. La gestione dei servizi di accoglienza deve diventare parte integrante del welfare nazionale, regionale e locale, attraendola nell’alveo della legge 328/2000. Operando nell’ottica indicata, verranno garantiti principi basilari del nostro ordinamento giuridico, quali la trasparenza della pubblica amministrazione e il controllo gestionale ma verranno altresì valorizzate le professionalità già presenti nel sistema SAI, che sono diventate nel tempo una risorsa per i territori e le comunità accoglienti.
5.
Intendiamo favorire l’accoglienza in famiglia quale forma di accoglienza non più marginale ma integrata all’interno del SAI, consapevoli che le famiglie rappresentano uno dei luoghi privilegiati dei processi di inclusione sociale e culturale.
6.
Riteniamo che vada accresciuta l’attenzione alle categorie vulnerabili, a partire dai minori stranieri non accompagnati. La legge 47/2017 deve essere effettivamente implementata e applicata in tutte le sue parti ed in particolare le disposizioni relative all’accoglienza e alla tutela dei diritti dei minori.
7.
Intendiamo adoperarci per realizzare un’effettiva presa in carico dei migranti che sono stati oggetto, nel paese di origine o nei paesi di transito, di torture ed efferate violenze, supportando l’attivazione dei servizi di riabilitazione che la norma primaria e le Linee Guida del 2017 del Ministero della Salute prevedono, ma che sono rimaste in gran parte disapplicate
8.
Ci impegniamo a promuovere l’introduzione di una normativa che istituisca procedure di ingresso protette per coloro che dall’estero intendono, in ragione della loro condizione di pericolo, chiedere asilo in Italia evitando che le persone siano di fatto costrette ad effettuare viaggi pericolosi o ad affidarsi alle organizzazioni di trafficanti, oggi purtroppo quasi unico canale a cui potersi rivolgere da parte dei rifugiati.
9.
Ci impegniamo a promuovere in ogni sede una profonda riforma della iniqua e irrazionale normativa vigente sugli ingressi per lavoro, che produce irregolarità e alimenta il traffico internazionale degli esseri umani prevedendo una nuova normativa che renda realmente accessibili procedure di ingresso regolare per lavoro, ricerca di lavoro e studio.
10.
Ci impegniamo a promuovere, in tutte le sedi opportune, la nascita di una nuova politica dell’Unione Europea per le migrazioni diverse dall’asilo, che non sia più improntata alla logica della paura e della chiusura ma che miri a dotarsi di programmi e strumenti che permettano un ingresso regolare nell’UE incrementando le possibilità per i lavoratori di circolare e vivere in diversi stati dell’Unione.
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[Il Manifesto nasce da un'iniziativa del Tavolo Asilo e Immigrazione - che riunisce oltre 40 organizzazioni della società civile italiana, tra cui Recosol, Arci, Amnesty, Asgi, Casa dei Diritti Sociali, Cgil, Cies, Cnca, Forum per cambiare l’ordine delle cose, Refugees Welcome - e alcune amministrazioni comunali, tra cui il Comune di Bologna]
[Un articolo sulla nascita del Manifesto è leggibile qui: https://comune-info.net/citta-che-accolgono-ripartiamo-da-qui/]