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Cooperazione internazionale

Povertà educativa: significa non poter imparare, per cause strutturali, legate alle condizioni del Paese o della zona in cui vivi. E pagarlo carissimo, in termini di condizioni di vita presenti e future, di opportunità che non coglierai mai, e, spesso, di migrazione. Si perché in Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord e Albania oltre il 50% dei giovani oggi desidererebbe vivere e lavorare all'estero per un periodo superiore ai 20 anni.

Il dato è confermato anche dall’Agenzia dell’Onu per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) secondo cui ogni anno circa 23 mila giovani tra i 18-29 anni migrano dalla Bosnia ed Erzegovina. E questo in larga parte anche perché la percentuale di giovani che non hanno un lavoro, né seguono un percorso di istruzione o formazione (i cosiddetti NEET) per la fascia di età 15-24 anni è in media del 23,7 % nei Balcani occidentali, con dati che vanno dal 15,9 % della Serbia al 37,4 % del Kosovo, rispetto ad appena l'11,1 % nell'UE per la stessa fascia di età .

Contribuire a migliorare le condizioni per aiutare bambini e adolescenti a sviluppare la propria formazione e il proprio potenziale, indipendentemente dal contesto in cui sono nati e/o vivono, contribuendo alla crescita delle loro comunità è l’obiettivo di Leap: il progetto “Learning educational advanced program in Bosnia Herzegovina lanciato dall’ong italiana G.U.S. / Gruppo Umana Solidarietà (grazie a un finanziamento di Unicredit foundation). “Vogliamo far ‘saltare’ le barriere all’educazione a ragazze e ragazzi delle scuole secondarie, tra 11 e 19 anni nella zona di Srebrenica e Tuzla, Bosnia e Erzegovina – spiega il G.U.S., che coordina il progetto – per incoraggiarli a intraprendere un percorso universitario fornendo loro, al tempo stesso, competenze adeguate all’inserimento nel mondo del lavoro”.

Non è facile, per i giovani ma anche per gli adulti, superare le barriere interne seguite alla guerra causata, tra il 1992 e il 1995, dal tentativo della Serbia e della Croazia di annettere il territorio della Bosnia Erzegovina. Secondo le Nazioni Unite in Bosnia sono state trovate 187 fosse comuni contenenti, ciascuna, dai 3000 ai 5000 cadaveri. Nei 962 campi di prigionia, per un totale di circa mezzo milione di detenuti, e fuori, si sono verificati in quei pochi anni 50.000 casi di tortura e 3000 stupri. Alla fine della guerra si contarono 250.000 civili uccisi, tra i quali 16.000 bambini, e oltre 3.000.000 profughi. Oggi il Paese, in base agli Accordi di Dayton (1996), è composto da due Entità Territoriali distinte e il distretto di Brčko, che appartiene a entrambe le entità: La Federazione croato-musulmana di Bosnia ed Erzegovina (51% del territorio); la Repubblica Sprska (Serba di Bosnia ed Erzegovina 49% del territorio) .

Ciascuna delle due entità ha un proprio ordinamento giuridico (parlamento, presidenza), una propria polizia, un proprio sistema di giustizia, alfabeti diversi e un sistema scolastico ed elettorale differente coordinati da una Presidenza centrale della repubblica, al cui vertice ci sono tre (presidenza tripartita) membri, ognuno appartenente alle tre "etnie" principali (musulmani, croati, serbi).

Un bambino nato oggi in Bosnia-Erzegovina raggiungerà solo il 58% del suo potenziale a causa della povertà educativa. Il 60% degli adulti ha terminato 11 anni di scuola. Tuttavia, se si tiene conto della qualità dell’apprendimento, ciò equivale solo a sette/otto anni di istruzione effettiva. Ma a Tuzla e a Srebrenica, la prima appartenente alla Bosnia Erzegovina e la seconda a Sprska, un ponte educativo verrà allacciato dal progetto Leap grazie alla collaborazione di G.U.S. con le associazioni Tuslanska amica e Adopt Srebrenica. La prima realtà locale ha sviluppato una capacità specifica di raggiungere, con due team mobili, anche le zone pi remote dell’area per garantire assistenza medica, psicologica, ma anche di prima necessità, alle famiglie in difficoltà e a bambini e ragazzi accolti nell’orfanatrofio pubblico di Tuzla. La seconda, attiva in uno degli epicentri più sanguinosi della guerra dei Balcani, ha lavorato sulla memoria degli eccidi e sulla musealizzazione d alcuni dei luoghi più simbolici, sviluppando intorno ad essi iniziative di cura e di rinascita culturale e sociale dell’area.

Il progetto è nato da un processo di progettazione partecipata con il coinvolgimento dei beneficiari diretti e dei partner del progetto: Istituto pubblico per l'Educazione delle Persone con disabilità mentale e sviluppo fisico, Municipalità di Tuzla, Ente pubblico di Tuzla per bambini senza cure parentali (Dom), Tuzla Economic and Business School, Associazione Tuzlaska Amica, Associazione Prihvati Srebrenica, Ministero dell’Educazione e Ministero del Lavoro Sociale del Cantone di Tuzla.

Insieme le tre realtà, grazie al progetto Leap, promuoveranno uno sportello “Enjoy school” contro l’evasione scolastica, mettendo a fattor comune l’esperienza maturata da G.U.S. nelle periferie italiane, e condurranno colloqui di orientamento individuali per i ragazzi tra gli 11 e i 19 anni, attività di sostegno scolastico pomeridiano, di accompagnamento psicologico, ma anche visite domiciliari alle famiglie delle aree rurali per rinsaldare le relazioni con le istituzioni scolastiche e corsi motivazionali contro l’abbandono.

Per ragazze e ragazzi più avanti nel percorso di istruzione si prevedono corsi di orientamento agli studi universitari e alle opportunità di lavoro, con una summer school in progettazione sociale e un corso di informatica per poter progettare e sostenere opportunità di auto-occupazione e impresa locale che possano contribuire a ritessere quei territori su misura di sogni e bisogni dei ragazzi che li abitano.
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