È stato medico a Lampedusa per quasi trent’anni e dal 2014 al 2019 europarlamentare recandosi nei luoghi cruciali delle rotte che conducono in Europa, da quelle del Mediterraneo alla pericolosissima rotta atlantica, passando per la rotta balcanica e per il confine tra Bielorussia e Polonia. Non dice mai no a scuole e associazioni che lo chiamano per ragionare di migrazioni (in dicembre era all’incontro nazionale del Gus in Calabria, foto), eppure in un conversazione non smette di commuoversi, soprattutto quando pensa a bambini e bambine. Pietro Bartolo - in questa intervista nata da un’iniziativa del Gus e della redazione di Comune - parla molto di Europa, quella che firma odiosi accordi con paesi terzi, in cui non esiste alcun processo democratico, per non sporcarsi le mani; quella che invece di proporre dialogo e diplomazia preferisce il linguaggio delle armi; ma anche quella che ha saputo accogliere in un solo mese cinque milioni di ucraini. E parla anche del suo mare, il Mediterraneo, che dobbiamo saper trasformare, dice, da cimitero in ponte. Alla fine della chiacchierata gli abbiamo chiesto una sua definizione del verbo accogliere: condividere e imparare ad ascoltare.
L’ultimo libro di Pietro Bartolo è "Lacrime di sale. La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza" (Mondadori).
L'intervista:
https://www.youtube.com/watch?v=x1eHpiRahYs