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Si parla da un anno di Dad, “didattica a distanza”, noi vi parliamo invece di Aad, “artigianato a distanza”, una formula creata da un giorno all’altro da un’insegnante lungimirante, certa che Macerata e la sua provincia si sarebbero presto tinte di rosso e che le lezioni di pelletteria, appena iniziate nel suo laboratorio a Urbisaglia, sarebbero state sospese.
Per non disperdere l’esile capitale umano raccolto a fatica tra chi aveva i requisiti richiesti dal Ministero dell’Interno per il progetto Atelier, il Gus e Anna, detta Lucina, (in nomen omen) hanno convenuto che sarebbe stato utile provare con video e foto seguire i ragazzi su whatsapp.
E quel che sembrava un paradosso, un mestiere fatto di sole mani, cervello e creatività, che dovrebbe essere più fisico e corporeo di altri, si sta rivelando un’esperienza utile, come si dice, alla bisogna.
John, Kaba, Sanna, Famara, Kabiru, Emmanuel, attaccati ai loro cellulari, per quattro ore alla settimana, tagliano e cuciono per realizzare una borsa in pelle, secondo le attente indicazioni di Anna, detta Lucina, che li segue come un faro nella notte. Ed è buffo, quasi surreale, leggere i messaggi, con tanto di immagini, che arrivano nel gruppo: “Il pezzo avanzato dove va attaccato? Dove devo tagliare? Ma è vero che il numero tre e più grande del due? Scusi maestra, non so dove mettere i punti…”
Da questi dubbi trapela la volontà di ciascuno di capire per imparare, anche a distanza, un lavoro prezioso come l’artigianato, che potrebbe per loro fare la differenza. E anche in virtuale, con gli occhi attaccati allo schermo e le mani incollate ai ritagli di pelle forniti dall’insegnante, i ragazzi stanno trasformando quelle stoffe in qualcosa di compiuto, di utile, di bello, forse inconsapevoli del cambiamento che sta avvenendo anche a livello individuale.
Progetto ATELIER INDIpendenza: laboratorio del fare diretto all’indipendenza socio-economica dei titolari di protezione internazionale