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In un mondo nel quale le parole e i luoghi hanno il potere di unire o dividere, il laboratorio IU, “Itinerari Urbani” - realizzato da Città Fertile Aps all’interno di “GEA/Global, Green, Generative and Equal Educational Activities”, progetto coordinato dall’ong GUS/Gruppo Umana Solidarietà (co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) che coinvolge diversi attori sociali e istituzionali del territorio - ha avviato un processo di mappatura dei luoghi megafono della città, con l’intento di esplorare e decostruire stereotipi, linguaggi e luoghi ostili attraverso l’approccio dell’intersezionalità. Nel pomeriggio di mercoledì 13 marzo, presso la sede del Gus di Lecce, si è tenuto il primo dei tre appuntamenti, focalizzato sulla mappatura di luoghi significativi riguardo a omobilesbotransfobia, misoginia, identità di genere, migrazioni e razzismo.
L’incontro, a cui hanno partecipato i diversi partner di progetto GEA, si è aperto con un’attività di educazione non formale, legata a un’indagine sul tema dell’identità, condotta da Gianluca Rollo di Transparent. Ai partecipanti sono state rivolte delle domande a cui potevano rispondere Sì o No senza ulteriori commenti o richieste di spiegazioni, ma soltanto occupando una o l’altra parte dello spazio adibito all’attività, che era stato preventivamente diviso, e le parti sono state denominate “Luogo del sì” e “Luogo del no”. L’apertura è stata pensata in questo modo per attivare il dialogo con i partecipanti, per stimolare l’interazione tra i presenti e accendere la consapevolezza su determinate dinamiche sociali. Molto spesso i partecipanti si sono trovati a chiedere approfondimenti sulle domande poste, altre volte hanno preso prima una posizione e poi un’altra, altre ancora sono rimasti un po’ nel mezzo, anche se l’attività, in realtà, non lo consentiva.
L’idea di muoversi nello spazio e adattare il movimento al proprio pensiero è fondamentale per avviare un dialogo tra il corpo e il pensiero, e permette di esperire in maniera più sfaccettata la responsabilità di avere un’opinione, il pericolo del conformismo e la difficoltà di mantenere la propria idea di fronte a un gruppo che ne ha una opposta. Tutte dinamiche complesse, che richiedono una grande riflessione sull’importanza di praticare insieme una cittadinanza attiva e consapevole e di elaborare alcune strategie per combattere stereotipi e pregiudizi che caratterizzano la nostra società, nonché la nostra città.
Si è avviata così una discussione che ha visto coinvolti tutti: ognuno ha strutturato i propri interventi in base al background lavorativo e personale. Sono emersi molti spunti interessanti. Quasi tutti si sono chiesti come si percepisse l’altro in un punto di vista diverso dal proprio, quanto il muoversi nello spazio e il rendere visibile la propria posizione avesse influito sulle varie scelte e a lungo si è parlato delle sfumature che sottendono a una posizione: quanta differenza c’è nel fondo tra la mia e la tua idea, anche se nella sintesi corrispondono? Si è così acceso un dibattito sui condizionamenti sociali e su come ognuno dei partecipanti li subisca o ne sia portatore. Una frase ha risuonato più volte durante l’incontro è stata: “Socialmente non è facile stare nelle cose”. Una sorta di appello all’autenticità, basato sulla comprensione delle nostre differenze, dalle quali possiamo partire per guardare a quelle del mondo e imparare a valorizzarle.
La seconda parte del laboratorio è stata dedicata alla mappatura dei “luoghi megafono” di Lecce: partendo da una mappa gigante della città sulla quale erano stati evidenziati alcuni spazi di aggregazione o di forte passaggio di persone, come scuole e parchi urbani, è stato chiesto ai partecipanti di individuare dei luoghi che potessero corrispondere a una delle quattro categorie proposte: Posti Sicuri, cioè luoghi in cui sorgono associazioni che presidiano il territorio o in cui ci si sente protetti; Luoghi Ostili, tra cui anche luoghi non accessibili o dove non ci si sente liberi e a proprio agio; Luoghi Vuoti, cioè luoghi di passaggi strategici ma che non hanno una determinazione specifica; Luoghi di Memoria, che sia in positivo o in negativo, in base ad alcuni fatti o eventi che si sono verificati.
Il fine di questa mappatura partecipata è identificare - grazie all’intervento e ai suggerimenti dei partner coinvolti - dei luoghi di Lecce nei quali poter immaginare l’installazione di manufatti di ceramica che prevedano dei messaggi funzionali al miglioramento della qualità dell’educare alla diversità; una trasformazione che non sia prettamente spaziale, bensì di contenuti, che sappia sposare un’ottica fruibile e inclusiva, che consideri l’insieme e l'intreccio delle (tante) identità che ogni persona esprime.
Ogni partecipante ha indicato su dei post-it dei luoghi, e ha spiegato, su richiesta dei facilitatori, qual era il senso di cui quel determinato spazio era portatore secondo la propria opinione. I post-it sono stati incollati sulla mappa e per ognuno si è aperto un dibattito che ha coinvolto l’intera platea. Sono venute fuori molteplici sfaccettature riguardo alla “Visione di città”. Questo primo incontro ha stimolato così una riflessione profonda sui meccanismi sottili attraverso i quali gli spazi urbani possono diventare teatri di esclusione o inclusione e gli spazi vuoti possano essere ostili o accoglienti in base all’individualità di cui ogni persona è portatrice.
Di certo su qualcosa tutti i partecipanti si sono trovati d’accordo, sulla necessità, irrimandabile, di creare degli spazi o risemantizzarli in modo che ogni individuo possa sentirsi valorizzato e sicuro nel proprio ambiente, perché la città è di tutti ma esiste solo in funzione della comunità che la abita.
(Lea Sodano, Città Fertile)
Per informazioni: progettogea@gus-italia.org e info@cittafertile.it